|
 |
|
Molti si
avvicinano
alla “parola
sacra” con
eccessivo
timore
devozionale.
Altri si
allontano da
essa in
quanto la
considerano
retaggio
della
tradizione
religiosa.
La verità
non risiede
nell’afflizione
e neppure
nell’affidamento,
essa trova
collocazione
in quella
santa
sintesi che
è la pratica.
Indubbiamente
generazioni
di devoti e
schiere di
sacerdoti
hanno
caricato le
“parole
sacre” di
energia e
sono
riusciti a
traghettarle
fino a noi.
Altrettanto
indubbiamente
in esse
forte è il
potere
immaginifico,
basta
solamente
pensare ad
esse e la
narrazione
mitologia e
religiosa
trova inizio
e sviluppo.
L’iniziato,
quello
autentico,
deve però
saper
scorgere in
esse un
utilizzo
maggiormente
fecondo
dell’affidamento
devozionale
e della
piatta
lettera
religiosa.
Egli deve
intravedere,
e
successivamente
averne
certezza con
la pratica,
la funzione
di potente
“formula”
che tali
parole
detengono.
La formula è
quel
processo
attraverso
cui un
termine noto,
soggetto a
operazioni,
determina un
termine
ignoto. Il
quale è
mutevole, in
quanto
soggetto
alla
varietà
delle
operazioni
stesse.
Caro amico
la “Parola
Sacra” è
Formula
grazie
alla
pregnanza di
significati
e sfumature
che ben
tratteggiano
il pensiero
che,
l’argonauta
dello
spirito,
riserva a
queste sacre
lettere. Per
aiutarti a
comprendere
pienamente
questa “intuizione”
ecco quindi
i
significati
della parola
formula
applicati al
Nome
Tetragrammatico[1]:
1. Essa (la
formula)
indica gli
ingredienti
che
determinano
un composto.
Ebbene
questi
ingredienti
sono le
lettere, in
quanto, e lo
vedremo,
indicano gli
elementi
formanti la
manifestazione.
2. La
formula è
una frase di
rito, che
viene
pronunciata
durante
momenti
solenni.
Evidentemente
ogni vero
iniziato sa,
o dovrebbe
sapere, che
ogni rituale
tradizionale
è costellato
di queste
parole.
3. Al
contempo la
formula è un
insieme di
segni e
simboli di
uso
convenzionale,
che tramite
l’interpretazione
di colui che
sa leggerli
forniscono
utili
informazioni
in merito
agli
elementi, e
alle loro
relazioni.
4.
Infine la
formula è
un’espressione
simbolica
che
sottintende
delle
operazioni,
attraverso
le quali è
possibile,
dati
elementi
certi e
conosciuti,
giungere a
dei
risultati.
Venendo
adesso alla
formula
tetragrammatica[2]
essa risulta
essere
formata da
quattro
lettere, la
cui dinamica
e
progressiva
generazione
rappresenta
il
dispiegamento
polare della
manifestazione.
י
(Iod) questo
è il seme
della
creazione.
In
genere è
associata
all’elemento
fuoco o aria
(io
prediligo
quest’ultima
attribuzione
in quanto
l’elemento
fuoco, su
questo
piano,
necessita
della
combinazione
dell’elemento
terra e
dell’elemento
aria per
potersi
sprigionare)
Forma:
un semplice
punto.
Segreto del
"Tzimtzum" (Restrizione).
"Shkorà ani
ve naavà"(
Cantico dei
Cantici 1,5)
("sono scura
ma bella").
Nome:
mano, spazio.
Capacità di
afferrare
concetti,
intelligenza,
sapienza "
kulam be
chokhmà
assita" (Salmo
104,24) "tutto
hai fatto
con sapienza".
Capacità di
dare : "apre
la sua mano
e dà ad ogni
vivente" (Salmo
145,16).
Oppure:
amico,
capacità di
dare la mano.
Numero:
Dieci. I
Dieci detti
della
creazione .
Dieci
Comandamenti.
Dieci è il
numero del
compimento
massimo. Le
dieci
Sefirot.
Dieci
diversi
gruppi di
anime: i
capi, i
sapienti, i
saggi,
coloro pieni
di grazia, i
forti,
coloro che
mostrano
come vivere
secondo la
Torà, i
profeti,
coloro che
hanno
visioni, i
giusti, i
re.[3]
ﬣ
(Hé) questo
è lo spazio
fisico della
creazione.
In genere è
associata
all’elemento
terra. La
seconda
ﬣ
è invece
associata
all’elemento
acqua[4],
a
rappresentare
il dinamismo
della
creazione
nel suo
eterno
divenire.
Forma: le
tre
dimensioni
dello spazio,
simbolo
della
rivelazione
di ogni idea
nascosta. I
tre
rivestimenti
della
potenza
dell'anima:
Pensiero,
Parola,
Azione.
Immanenza di
Dio nella
creazione.
Nome: 'Nihieti'=
espressione
di dolore.
Hey è la
lettera
della
manifestazione
della realtà
separata,
della
nascita. Il
pianto del
neonato. Hey
è anche il
grido di
sorpresa
alla
rivelazione
della
Divinità
insita nella
creazione.
Numero:
Cinque. I
cinque
pianeti
visibili. I
cinque
livelli
dell'anima (Nefesh,
Ruach,
Neshamà,
Chayà
Yechidà). I
cinque libri
della Torà (Pentateuco).
Numero
dell'auto-espressione.
ﬧ
(Vau)
rappresenta
il fuoco
elementare o
in altre
interpretazioni
l’elemento
aria.
Forma:
un pilastro.
Una persona
eretta. Il 'pilastro
centrale' (amuda
de emtzaita ),
la linea
della verità
che
attraversa
l'intera
realtà. La
colonna
vertebrale,
lungo la
quale il
seme
discende dal
cervello
all'organo
sessuale.
Nome:
'uncino'=
ogni parte
della realtà
possiede
degli 'uncini',
dei 'ganci',
che sono la
sua
connessione
potenziale
con ogni
altra parte
o dettaglio.
Capacità
dell'anima
di
connettersi
con altre
anime.
Numero:
Sei. I sei
giorni della
creazione.
Le sei
direzioni
dello spazio.
Numero
dell'attività
lavorativa.
Le sei
emozioni del
cuore
(Amore,
Timore,
Misericordia,
Sicurezza,
Semplicità,
Verità).
E’ quindi
con il verbo
(Iod) che si
crea lo
spazio (la
prima Hé) ,
attraverso
il fuoco (Vau)
si generano
gli stadi
elementali
che
defluiscano
(la seconda
Hé) in ogni
dove.
Esercizio:
Trova una
posizione
comoda e
rilassata,
sgombra la
tua mente da
ogni
pensiero e
dai vita ad
una
respirazione
regolare e
fluida.
Visualizza
l’immagine
qui
rappresenta,
facendola
coincidere
con il tuo
corpo.
Dai vita ad
una
progressione
ritmica
mantralizzando
la formula
pentagramattica.
[1] Quanto detto, ovviamente, vale anche per il successivo nome pentagrammatico.
[2] La Jewish Encyclopedia riporta: « è possibile determinare con un buon grado di certezza la pronuncia storica del Tetragramma, e il risultato è in accordo con l'affermazione contenuta in Esodo 3:14, nel quale la radice verbale si rivela come "Io sarò", una frase che è immediatamente preceduta dall'affermazione completa "Io sarò ciò che sarò", oppure, come nelle versioni in italiano (o in inglese) "Io sono" e "Io sono ciò che sono". Il nome deriva dalla radice del verbo essere, ed è visto come un imperfetto. Questo punto è decisivo per la pronuncia poiché l'etimologia è basata in questo caso sulla parola nota. Gli esegeti più antichi, come Onkelos, i Targumin di Gerusalemme e lo pseudo-Gionata considerano Ehyeh e Ehyeh Asher Ehyeh come il nome della Divinità, e accettano l'etimologia di hayah: "essere"[»
[3] Le sezioni forma/nome/numero sono tratte dal sito, di cui consiglio la lettura, www.cabala.org
[4] In natura l’acqua è la risultante dell’azione del fuoco sull’elemento aria. L’elemento acqua, come ogni altri elemento, viene poi raccolto dall’elemento terra.