Sovente ho
avuto modi
di affermare
che molta
della
confusione
che sussiste
attorno allo
gnosticismo,
consiste nel
fraintendimento
concettuale
che sussiste
fra esso e
la gnosi.
Tale
mancanza di
discernimento
porta molti
a ritenere
che tutti
quei sistemi
magici ed
iniziatici
che hanno
come
obiettivo o
fondamento
la gnosi e
la
conoscenza,
siano in
qualche modo
accomunabili
allo
gnosticismo
storicamente
inteso;
sappiamo
essere
questo un
errore, in
quanto non
solo ogni
realtà
esoterica è
portatrice
di una
propria
gnosi, ma
bensì la
gnosi
afferente le
scuole
gnostiche
presenta dei
tratti
peculiari e
divergenti
rispetto sia
al comune
sapere
religioso
che a quello
dei sistemi
esoterici.
L’importanza
di questa
questione è
tale che
venne
affrontata
in un
apposito
convegno
internazionale
nell’anno
1966, che
passò alla
storia come
“COLLOQUIO
DI MESSINA”.
A
tale momento
di
riflessione
hanno
partecipato
studiosi di
indubbia
fama quali:
C.J.Bleeker,
G.Widengren,
H.Jonas,
J.Daniélou,
C.Colpe e
U.Bianchi,
M.Simon e
H.I.Marrou.
Ai fini
della nostra
trattazione
esso giunse
a tre
importanti
formulazioni
finali:
Gnosi e
Gnosticismo.
“Per evitare
un uso
indifferenziato
dei termini
gnosi e
gnosticismo,
sembra utile
identificare,
con la
cooperazione
dei metodi
storico e
tipologico,
un fatto
determinato,
lo
“gnosticismo”,
partendo
metodologicamente
da un certo
gruppo di
sistemi del
II secolo
d.C., che
vengono
comunemente
così
denominati.
Si propone
invece di
concepire la
“gnosi” come
“conoscenza
dei misteri
divini
riservata a
una élite”[1].
Gnosticismo.
Lo
gnosticismo
delle sètte
del II sec.
implica una
serie
coerente di
caratteristiche
che si
possono
riassumere
nella
concezione
della
presenza
nell’uomo di
una
scintilla
divina, che
proviene dal
mondo
divino, che
è caduta in
questo mondo
sottomesso
al destino,
alla nascita
e alla
morte, e che
deve essere
risvegliata
dalla
controparte
divina dell'
IO interiore
dell'uomo
stesso per
essere
finalmente
reintegrata.
Questa idea,
di fronte ad
altre
concezioni
di una
“degradazione”
del divino,
è fondata
ontologicamente
sulla
concezione
di una
“degradazione”
del divino,
la cui
periferia
(spesso
chiamata
Sophia o
Ennoia)
doveva
entrare
fatalmente
in crisi e
produrre -
benché
indirettamente
- questo
mondo, di
cui essa non
può
d’altronde
successivamente
disinteressarsi
perché in
esso deve
recuperare
lo pneuma
(concezione
dualistica
su un
sottofondo
monistico,
la quale si
esprime con
un doppio
movimento di
degradazione
e di
reintegrazione).
Gnosi. Il
tipo di
gnosi
implicato
dallo
gnosticismo
è
condizionato
dai
fondamenti
ontologici,
teologici e
antropologici
qui
indicati:
non ogni
gnosi è lo
gnosticismo,
ma solo
quella che
implica, nel
senso sopra
chiarito,
l’idea della
connaturalità
divina della
scintilla
che deve
essere
rianimata e
reintegrata:
questa gnosi
dello
gnosticismo
implica
l’identità
divina del
conoscente
(lo
gnostico),
del
conosciuto
(la sostanza
divina del
suo Io
trascendente)
e del mezzo
per cui egli
conosce (la
gnosi come
facoltà
divina
implicita
che deve
essere
risvegliata
e attuata;
questa gnosi
è una
rivelazione-tradizione.
Questa
rivelazione-tradizione
è dunque di
tipo diverso
dalla
rivelazione-tradizione
biblica e
islamica).
Esaminiamo
adesso
quanto
riportato da
queste
asserzioni.
In merito al
primo punto
della
formulazione
(la
distinzione
fra gnosi e
gnosticismo)
è necessario
sottolineare
come,
purtroppo,
ancora oggi
vi sia una
grande
confusione
attorno a
questi
termini e
come spesso
siano
utilizzati
l’uno come
sinonimo
dell’altro.
Ciò,
come sto
cercando di
portare
all’evidenza,
è una grave
inesattezza
foriera di
ulteriori
perniciosi
fraintendimenti,
i quali da
un lato
tendono a
confondere
lo strumento
con la
finalità e
dall’altro
ad
accomunare
allo
Gnosticismo
ogni realtà
spirituale o
iniziatica
che ponga al
centro della
propria
speculazione
la
Gnosi;
E’
necessario
comprendere
che
ogni
struttura
iniziatica,
esoterica o
spirituale
che prevede
un percorso
di
avvicinamento
ad una
verità non
conoscibile
attraverso
il “normale”
metodo
dialettico-razionale,
sia
in sé
portatrice
di una
peculiare
gnosi.
La quale
sostanzialmente
si articola
in una
sinergica
unione
trinomiale:
a)
un mito
fondativo di
riferimento
o una
rilettura
alternativa
di un mito
fondativo
b)
strumenti di
conoscenza
peculiari
nella loro
articolazione
c)
un proprio
metodo
formativo-informativo.
Tale
miscela,
cadenzata in
un percorso
iniziatico
progressivo
e spesso
ritualizzato,
dovrebbe
portare il
componente
di detta
comunità ad
accedere ad
una Gnosi,
Conoscenza
dei Misteri
afferenti la
Manifestazione
o il Piano
delle Cause
Prime, in
grado di
mutare il
suo modo di
percepire se
stesso e il
mondo tutto;
tale accesso
è quindi
portatore di
una
rimodulazione
del sistema
percettivo-cognitivo.
In altri
termini
questa
rimodulazione
è foriera di
un diverso
modo sia di
selezionare
gli elementi
da cui
trarre
informazioni,
sia da un
diverso modo
di lettura
dei
medesimi.
Del resto
dobbiamo
convenire
che
modificando
il metodo
attraverso
il quale una
persona
percepisce
la realtà, o
comunica con
l’esterno,
inevitabilmente
giungeremo
ad una
modifica
della
persona
medesima.
Tale
questione,
che potrebbe
apparire ai
profani
piuttosto
nebulosa,
sarà più
approfonditamente
affrontata
nei
paragrafi
successivi,
anche se
semplicemente
potrebbe
essere
inquadrata
in una sorta
di
educazione
percettiva e
cognitiva,
alla stessa
stregua di
quella che
ogni giorno,
specie nei
primi anni
di
socializzazione,
abbiamo
ricevuto nel
nostro
processo
educativo e
familiare.
Fondamentalmente
nella
tradizione
esoterica
occidentale
i processi
gnoseologici[2]
possono
essere
suddivisi,
sia per
quanto
concerne la
gradualità
proposta nel
percorso di
acquisizione
della
conoscenza
da parte
dell’iniziato,
sia per
quanto
concerne il
rapporto che
lega il
trinomio
Creatore-Creazione-Creatura.
Per quanto
concerne il
primo
aspetto,
ovvero la
gradualità
del percorso
di
conoscenza,
osserviamo
come i
sistemi
iniziatici
cosiddetti
tradizionali
sottopongano
l'iniziato
ad una serie
di
iniziazioni,
che
vorrebbero
rappresentare
a livello
simbolico e
rituale
l’acquisizione
di un
particolare
stato
dell’essere.
Ecco quindi
la
progressione
iniziatica
da
apprendista,
compagno e
maestro
della Libera
Muratoria, e
i successivi
corpi
rituali di
perfezionamento,
oppure il
cammino
martinista
suddiviso in
associato
incognito,
iniziato
incognito e
superiore
incognito.
In tali
sistemi
l’essenza
reale del
percorso
viene
conseguita
solamente,
ed
esclusivamente
al
conseguimento
della finale
iniziazione;
è bene però
ricordare
che il
significato
intimo della
parola
iniziazione
non è
riconducibile
ad un
arrivo,
quanto
piuttosto ad
un punto di
partenza ed
al
successivo
accrescimento,
sempre e
comunque
individuale,
che
l’iniziato
consegue
intraprendendo
il cammino,
in quanto
l’iniziato è
colui che è
stato posto
su di un
sentiero,
all’interno
di un
determinato
perimetro
rituale e
tradizionale,
da altri
uomini; deve
poi, egli
stesso,
imporsi di
compire quel
viatico,
lungo quanto
tutta la
vita, che lo
porterà ad
essere
adepto dei
misteri[3].
Specularmente
a quanto
sopra
narrato
sussiste una
visione,
legata
all’acquisizione
di questo
particolare
tipo di
conoscenza,
che non
assume forma
di
progressione
graduale o
rettilinea,
quanto
piuttosto di
un’improvvisa
rottura
dello stato
percettivo-cognitivo
dell’individuo,
del mondo
circostante
e della
propria
dimensione
interiore; è
un percorso
particolare
non adatto a
tutti i tipi
d’uomo, il
quale
consiste in
pratiche di
profondo
abbattimento
dell’ “io”
quali
l’inversione
del gusto,
la
destrutturazione
psicologica,
la rimozione
di ogni
condizionamento
culturale e
sociale e
pratiche
energetiche
che possono
essere
accomunate
al percorso
del Matto
delle lame
di Tarot, ma
che in
qualsiasi
modo vengano
definite
comportano
un’immediata
spaccatura
fra quanto
percepito e
compreso in
precedenza e
quanto
elaborato
successivamente
ad esse.
Venendo
adesso al
secondo
aspetto,
la
maggioranza,
per non dire
la quasi
totalità,
delle scuole
iniziatiche
tradizionali
tendono a
considerare
come
sussiste una
rapporto
funzionale e
benevolo che
lega il
trinomio
Creatore-Creazione-Creatura;
a tale
prospettiva
consegue
come
l’iniziato,
attraverso
la
comprensione
dei pesi,
delle misuri
e delle
leggi che
governano
questa
manifestazione,
possa
giungere a
riconquistare
quelle
attribuzioni
superiori,
che
l’attuale
condizione
ha obliato.
Questi
sistemi di
derivazione
ermetica, o
le
cosiddette
scuole di
morale,
considerano
lo stato di
disagio,
dolore ed
ignoranza
dell’uomo
come
determinato
da una sua
inadeguatezza
o ribellione.
Non sfuggirà
che,
traslato su
di un piano
allegorico e
simbolico
meno
grossolano,
troviamo qui
premesse e
conclusioni
similari a
quelle
dedotte dai
testi sacri
e dal
magistero
delle varie
confessioni
religiose;
del resto
questi
sistemi
gnoseologici
si
caratterizzano
per offrire
una chiave
di lettura
maggiormente
elaborata
del mito
fondativo
che è alla
base del
contesto
religioso e
filosofico
sul quale
essi stessi
fanno perno.
Ecco ad
esempio come
l’ermetismo
cristiano,
l’alchimia,
la cabala
cristiana,
le varie
scuole
rosacrociane,
oppure il
sufismo e le
scuole
cabalistiche
hanno
desiderato,
e desiderano
offrire al
singolo uomo,
un magistero
sacrale
individuale,
ovvero una
dimensione a
quel
fenomeno per
sua natura
universale e
sovraumano
che è
rappresentato
dalla
dimensione
religiosa;
esse
all’interno
della
tradizione
religiosa
ricercano la
chiave di
quei misteri,
atta
ricondurre
su di un
piano di
sacerdozio
individuale
quanto la
struttura
religiosa
riserva alla
propria
casta
sacerdotale.
Sostanzialmente
il quadro di
riferimento
è comune sia
alla
tradizione
religiosa
che a quella
iniziatica,
ma è
cambiato il
modo di
leggerlo e
viene
ricercato un
significato
segreto;
sostanzialmente
gli elementi
fondamentali
che vedono
un Dio
benevolo ed
un uomo
caduto a
causa di un
diniego o
ribellione
sono comuni
ad entrambe.
Nello
gnosticismo
gli aspetti
sopra
indicati
trovano una
diversa
interpretazione
ed
attuazione.
Non essendo
stato un
fenomeno
organizzato
in strutture
piramidali,
ma perlopiù
in forma di
scuola la
suddivisione
in gradi era
sconosciuta.
In genere
veniva
riscontrata
la presenza
di un
Maestro, o
caposcuola,
e di una
cerchia più
ristretta di
discepoli, e
quando uno
di questi
uditori
riteneva di
aver
acquisito la
giusta
formazione
ed aver
raggiunto
esso stesso
la Gnosi, si
staccava
dalla scuola
e fondava a
sua volta
una propria
comunità;
per questo
lo
gnosticismo
era chiamato,
dagli
eresiologi,
il drago
dalle mille
teste.
In tale
ambito
formativo la
Gnosi era
fatto
individuale
e non
comunicabile;
essa non
poteva
essere
oggetto di
valutazione
o di
barriera, ed
è per questo
che le
scuole
gnostiche
non si
articolavano
in strutture
gerarchiche,
ma in
semplici
circonferenze
attorno ad
un punto
focale: il
Maestro.
Al contempo,
come presto
vedremo, il
trinomio
Creatore-Creazione-Creatura
non era
governato da
una funzione
benevola, ma
si era
verificata
una sorta di
frattura; lo
gnostico
vive in un
mondo
distorto,
partorito da
una Potenza
Malvagia che
ha come
obiettivo
quello di
relegarlo in
una prigione
di tenebre
ed ignoranza.
Abbiamo
quindi una
diversa
lettura del
piano
manifestativo
ed
ontologico e
l’introduzione
di un DIO
PRIMA DI
DIO, di un
DIO
SCONOSCIUTO.
Nella
concezione
gnostica
questa
Potenza non
solo è
estranea
allo
gnostico
stesso, ma
lo è a tutta
la
manifestazione.
Il male fra
i mali, per
lo gnostico,
non è la
morte e
neppure la
separazione
rispetto ad
una
condizione
edenica
perduta,
bensì è
l’ignoranza
di questa
verità.
Un’ignoranza
che è
perpetua sia
nei
meccanismi
ciclici
della natura,
sia nelle
grandi
strutture
religiose e
di governo;
le quali nel
migliore dei
casi sono
inconsapevoli
della verità
e nel
peggiore
sono
strumenti
attivi del
potere
arcontico.
Ecco quindi
come lo
gnosticismo
non solo
giunge ad
una
rilettura
allegorica e
simbolica
dei grandi
miti
religiosi,
così come
del resto le
strutture
iniziatiche
di
derivazione
ermetica, ma
ne capovolge
completamente
la valenza:
non è l’uomo
il riflesso
del Dio
Creatore, ma
è
quest’ultimo
l’immagine
deformata di
un Dio
sconosciuto;
la gnosi
quindi
assume nello
Gnosticismo
un
significato
formale e
sostanziale
completamente
difforme da
quello che
generalmente
attribuiamo
a tale
termine.
Talmente
divergente
dal senso
comune da
rendere lo
gnosticismo
un fenomeno
a sè stante
ed unico
all’interno
di ogni
tradizione
che è emersa
nel bacino
del
mediterraneo.
[1] Da cui discende che ogni realtà esoterica, iniziatica, spirituale è portatrice di una propria gnosi. La quale può consistere in una condizione che l’iniziato deve raggiungere o in un insieme di insegnamenti, rituali e forme iniziatiche peculiari alla comunità medesima.
[2] L'indagine e la dottrina filosofica relative al problema della conoscenza, cioè della verifica delle forme e dei limiti dell'attività conoscitiva umana.
[3] “Ti abbiamo iniziato: il ruolo dei tuoi Iniziatori deve limitarsi a questo. Se perverrai per conto tuo alla comprensione degli Arcani, meriterai il titolo di adepto; ma tieni ben presente questo: è invano che i più grandi maestri potranno rivelarti le supreme formule della scienza e del potere magico; la Verità Occulta non la si potrebbe trasmettere a parole: ciascuno deve evocarla, crearla e svilupparla in se. Tu sei Initiatus: colui che altri hanno messo sulla via; sforzati di diventare Adeptus: colui che ha conquistato la Scienza attraverso se stesso; in sostanza il figlio delle proprie opere.” Stanislas De Guaita

SEZIONE
"GNOSTICISMO"