Carissimo
viandante
lungo le vie
della
conoscenza,
eccoci
giunti al
perno della
pratica
della
preghiera
consapevole.
Fino adesso
abbiamo
intravisto
molteplici
nobili
impieghi di
questo
formidabile
strumento.
Nessuno di
questi è
però in
grado di
offrire
delle gemme
dalla
fattura così
elevata,
quali quelle
donateci
dalla
Preghiera
del Cuore.
Nella
tradizione
iniziatica
il cuore è
la sede
dell’anima
dell’uomo.
E’ il luogo
dove il
nostro
veicolo
sottile deve
essere
costruito
attraverso
le pratiche
di alchimia
interiore; e
preservato
dalle
deleterie
influenze
della nostra
bassa
istintualità
e
dall’azione
degli agenti
di
prevaricazione.
La
narrazione
mitologica
egizia ci
tramanda il
mito della
psicostasia[1].
La
rappresentazione
più
significativa
di questa
pregnante
narrazione,
la
ritroviamo
nella tomba
dell'alto
funzionario
di stato
Hennefer.
Nella parte
alta
dell'affresco
il defunto
invoca e
prega i 42[2]
Giudici di
Maat, di cui
sette sono
portatori
del simbolo
della Vita
Eterna[3],
affinché
siano
clementi
innanzi al
suo
definitivo
giudizio.
Successivamente
il defunto
viene
condotto
nella sala
della dea
Maat, dove
il suo cuore,
rappresentato
dal simbolo
del vaso
canopi[4],
viene posto
su di un
piatto della
bilancia.
Contrappeso
del cuore
del defunto
è una piuma,
che
simboleggia
la Verità.
Impassibile
Il dio della
saggezza,
Thot,
trascrive il
risultato
della
pesatura.
Qualora
l'anima del
defunto sia
meno pesante
della piuma
egli è
proclamato
Maa-Kheru (
"giusto", o
"giustificato").
Qualora il
cuore pesi
più della
piuma, verrà
dato in
pasto ad
Ammit
(colei che
ingoia il
defunto):
una
mostruosa
chimera
formata in
parte da
coccodrillo,
da leone e
da
ippopotamo.
L’importanza
del cuore è
ben presente
anche
all’interno
della
tradizione
cattolica.
Riporto a
titolo di
esempio i
seguenti
passi[5]
che sono in
perfetta
sintonia con
la
tradizione
mitologica
egizia[6].
«È
il nostro
centro
nascosto,
irraggiungibile
dalla nostra
ragione e
dagli altri;
solo lo
Spirito di
Dio può
scrutarlo o
conoscerlo.
È il luogo
della
decisione,
che sta nel
più profondo
delle nostre
facoltà
psichiche. È
il luogo
della verità,
là dove
scegliamo la vita o
la morte.
È il luogo
dell’incontro,
poiché, ad
immagine di
Dio, viviamo
in relazione:
è il luogo
dell’Alleanza[7]”.
Ovviamente,
seppur in
una
prospettiva
devozionale,
viene
riconosciuta
la
centralità
divina del
cuore. Il
quale è
deputato a
luogo di
incontro e
di alleanza
fra l’Uomo e
Dio. E’ il
cuore il
luogo che
deve essere
occultato e
protetto da
tutto ciò
che è
estraneo e
prevaricatore.
In quanto è
deputato ad
essere lo
Spazio Sacro
dove
ufficiare la
sacralità
della
scintilla
divina che
arde in noi.
“La tradizione spirituale
della Chiesa
insiste
anche sul
cuore, nel
senso
biblico di ‘profondità
dell’essere’,
dove la
persona si
decide o no
per Dio».
Ancora
viene
sottolineata
l’importanza
del cuore
come luogo,
ovviamente
non fisico
ma
spirituale e
simbolico,
dove l’uomo
compie la
sua
definitiva
scelta. La
quale, dico
io, è fra il
perseguire
una via
volta alla
conoscenza
di se stesso,
oppure
concedersi
irreparabilmente
al mondo
della
materia.
“Rm
2,14 Quando
i pagani,
che non
hanno la
Legge, per
natura
agiscono
secondo la
Legge, essi,
pur non
avendo Legge,
sono legge a
se stessi.
Essi
dimostrano
che quanto
la Legge
esige è
scritto nei
loro cuori,
come risulta
dalla
testimonianza
della loro
coscienza e
dai loro
stessi
ragionamenti,
che ora li
accusano ora
li difendono. “
San Paolo,
in questa
lettera ai
romani,
suggerisce
come la
legge divina,
l’insieme
delle norme
spirituali e
comportamentali
per
riconciliarsi
l’origine
delle
origini, è
trascritta
nel cuore di
ogni uomo.
Essa è
innata, per
colui che ha
occhi per
vederla, e
bastevole
per
ristabilire
l’unione fra
il divino e
l’umano.
Ovviamente
non va
dimenticato
che tutto su
questo piano
è
ambivalente
e duplice.
Così il
cuore,
qualora
l’uomo
coltivi sani
principi e
la sua vita
è rivolta
alla
conoscenza,
è il luogo
della divina
unione.
Altrettanto,
qualora
l’uomo
persegua
deleterie
inclinazioni
ed è succube
dell’azione
degli
arconti e
delle
eggregore di
questo mondo,
è il regno
delle
emozioni.
La parola
emozione
deriva dal
latino
emotiònem,
il cui
significato
è agitare e
smuovere.
Ecco quindi
che
l’emozione è
quell’insieme
di dinamismi
e stati
psicologici
e fisici
dove l’uomo
reagisce
meccanicamente
ad uno
stimolo
esterno o ad
un ricordo
di stimolo.
L’emozione
utilissima
qualora sia
necessaria
una risposta
immediata ad
un evento
deleterio od
improvviso,
risulta
essere, per
la scarica
di sostanze
chimiche, un
potente
agente
ipnotico. Il
quale ci
condanna, da
un lato, ad
una vissuto
non filtrato
dalla nostra
volontà e
dall’altro
ad una sorta,
nei casi
gravi, di
assuefazione
e necessità
di sempre
maggiori
scariche
emotive.
E’
attraverso
le emozioni
o il
ricordo
delle
medesime,
che a
livello
biochimico
produce
eguale
risultato,
che le
porzioni
psicotiche
della nostra
struttura
psicologica
ricercano
soddisfazione
ed
appagamento.
L’emozione è
il cibo di
cui esse si
nutrano.
Ecco perché,
come in
precedenza
evidenziato,
è necessaria
una corretta
alimentazione
delle
impressioni.
Necessaria
per l’uomo
qualunque
per
affrontare
serenamente
e
coscientemente
la vita.
Necessaria,
soprattutto,
per
l’iniziato
il quale
deve
liberarsi da
ogni
sostanza
ipnotica e
dipendenza
fisica o
psicologica.
La Pratica
Carissimo
amico potrai
trovare in
appendice di
questo
manuale una
raccolta di
metodi
legati
all’esicasmo[8],
mi permetto
qui di
illustrarti,
nei limiti
delle
possibilità
offerte da
questo mezzo
divulgativo,
la pratica
da me
seguita.
Compi delle
abluzioni.
Individua un
luogo
appartato.
Purifica
l’ambiente
con incenso.
Recita il
Padre Nostro
per tre
volte,
mentre fai
ciò fai
trillare il
suono di una
campanella.
Immergiti
nella
penombra e
rischiara lo
spazio da te
individuato
con la
semplice
luce di un
cero.
Liberati di
ogni
indumento
che ti
stringe,
costringe e
ti cinge. I
tuoi piedi
devono
essere
liberati
dalla
costrizione
delle scarpe.
Poniti in
ginocchi,
oppure
seduto nella
posizione
del faraone,
oppure
sdraiato
nella
posizione
del morto o
dell’appeso.
Libera la
tua mente da
ogni
pensiero,
utilizzando
se lo
desideri una
delle
pratica in
precedenza
esposte nel
libro.
Dai vita ad
una
respirazione
circolare,
inspirando
dalle narici,
rallentando
costantemente
il ritmo
della
medesima.
Fino a
giungere ad
un profondo
stato di
calma e
quiete.
Poggia il
tuo mento,
nel caso che
la tua
posizione
sia sdraiata
sorreggi la
tua testa
con dei
cuscini, sul
petto.
Giunto allo
stato di
calma fisica
e psichica
desiderata
ripeti
costantemente:
“Cristo Re
ti dono il
mio cuore
donami il
tuo cuore”[9]
[1] Tale immaginario sacro è presente anche nella tradizione figurativa cristiana. Ho potuto ammirare la rappresentazione di un Angelo pesare le anime dei defunti, e un diavolo pronto a divorare quelle che non superavano la prova. ( Badia di Montepiano, Provincia di Prato)
[2] È il numero di generazioni intercorrenti tra Abramo e Gesù Cristo nel Vangelo secondo Matteo. Alle volte il Nome di Dio viene trascritto con 42 lettere. Nell'Apocalisse biblica, l'impero "che assomiglia all'Impero Romano" regna sulla Terra per 42 mesi. È il numero dei comandamenti (o regole) della divinità egiziana Maat. Nell'antico testo cinese Tao Te Ching di Lao Tzu il capitolo 42 contiene una spiegazione dell'universo.
[3] L'ankh (☥), conosciuto anche come chiave della vita o croce ansata. Il numero sette rappresenta l’incontro fra il quaternario e la sacra triade. Il suo sviluppo geometrico dona il pentacolo, che a sua volta rappresenta l’uomo realizzato.
[4] I Vasi canopi, o canopici erano usati nell'Antico Egitto per conservare le viscere estratte dal cadavere durante la mummificazione e rappresentavano una costante caratteristica funebre egizia. Vasi canopi provenienti dalla tomba di Ty (XIX dinastia).
[5] Tratti da: “Catechismo della Chiesa Cattolica - La preghiera nella vita cristiana”
[6] Da studioso dello gnosticismo ritengo che la sapienza dell’Antico Egitto, tramite la scuola gnostica alessandrina, sia stata inserita all’interno della narrazione Cristiana.
[7] Significa legare assieme con un patto.
[8] L'esicasmo (parola greca dagli ampi significati: calma, pace, tranquillita, imperturbabilità) e una pratica ascetica diffusa tra i monaci cristiani oritali fin dal IV secolo dopo cristo. La pratica consiste nel riptere « Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore! » incensantemente seguendo il ritmo del respiro.
[9] Nel caso in cui tu decida di dare corpo sonoro a tale invocazione/preghiera, progressivamente sfuma la pratica in una ripetizione esclusivamente mentale. Trascrivi comunque, al termine della pratica, i tuoi stati fisici/psichici/spirituali cercando di individuare dei cambiamenti in essi.